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L’assistenza domiciliare nella Sla

L’assistenza domiciliare nella Sla si è dimostrata essere un servizio fondamentale. E’ importante per chi ha bisogno di cure e assistenza e soprattutto per i familiari e/o caregiver che quotidianamente supportano una persona disabile e non autosufficiente. Il servizio di assistenza domiciliare nella Sla individua nell’abitazione del paziente lo spazio di cura migliore. Infatti il paziente ha la possibilità di restare nel suo contesto familiare e sociale e ricevere la giusta assistenza da parte di personale specializzato.

L’assistenza domiciliare: tipologie

Per poter stabilire quale tipologia di assistenza domiciliare attivare è necessaria una valutazione della condizione socio-sanitaria del paziente. Come riportato in diversi articoli, le tipologie di esordio determinano in un certo senso anche il decorso della patologia.

Attraverso una attenta analisi dei bisogni del paziente si distinguono diverse tipologie di cure domiciliari. Infatti in relazione al livello di intensità assistenziale, la complessità e la durata dell’intervento si può distinguere tra:

Assistenza Domiciliare Integrata: valutazione multidimensionale della persona e gestione assistenziale da parte di un’équipe multi professionale. L’Assistenza Domiciliare Integrata, in base alle criticità e ai giorni settimanali di assistenza, si divide in:

  • cure Domiciliari di I° livello
  • cure domiciliari di II° livello
  • cure domiciliari di III° livello
  • cure palliative.

Assistenza Domiciliare Prestazionale: intervento occasionale o a ciclo programmato;

In caso di passaggio dall’assistenza domiciliare prestazionale (in regime semiresidenziale) a quella integrata, è necessario richiedere alla struttura presso la quale si svolge la riabilitazione, la dimissione che va successivamente consegnata alla ASL di appartenenza.

Come attivare le assistenze a domicilio

L’assistenza domiciliare nella Sla si attiva in ospedale prima che il paziente venga dimesso (dimissione protetta) o dal medico di medicina generale attraverso un apposito modulo. Nel secondo caso la richiesta va inoltrata all’ufficio PUA (punto unico di accesso).

Alla segnalazione segue, nell’arco delle successive 48 ore, la valutazione da parte dell’UVM. La stessa predispone, mediante apposite scale di valutazione ,il piano individuale di assistenza (PAI) e individua il responsabile che coordina gli interventi e verifica l’andamento del piano assistenziale. Presso il domicilio dell’utente o il servizio ASL viene compilata una documentazione, la cartella di assistenza domiciliare. Quest’ultima costituisce uno strumento che consente di registrare le prestazioni e tenere tracciabilità dei dati socio-sanitari dell’assistito. Naturalmente la cartella viene compilata da tutti gli operatori professionisti. La durata del servizio è da 6 mesi ad un anno e naturalmente può essere prorogato. Ma è sempre necessaria l’attivazione dell’ADI?

Assistenza domiciliare: ADI O SAD?

Come abbiamo già detto, il decorso della Sla varia da paziente a paziente. Per questo, soprattutto nella fase iniziale, se occorrono interventi socio assistenziali (preparazione pasti, collaborazione domestica, igiene personale) ci si rivolge anche ai servizi sociali del comune di residenza per attivare la SAD ( servizio di assistenza domiciliare).

In questo caso il servizio viene attivato attraverso il supporto del segretariato sociale che prende in carico l’utente. Le prestazioni possono essere svolte dagli OSA (operatori socioassistenziali) o da OSS (operatore sociosanitario) . Le prime sono dedite al supporto nelle relazioni e nelle azioni quotidiane per un benessere psicologico, mentre le OSS si occupano maggiormente di riabilitazione ed igiene. Per l’attivazione della SAD è richiesta la presentazione dell’ISEE in quanto può essere necessaria una compartecipazione da parte dell’utente in base alla fascia di appartenenza.

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