I presidi per la ventilazione meccanica dei pazienti SLA che si siano sottoposti all’intervento di tracheostomia (clicca qui) sono diversi da quelli utilizzati nella ventilazione non invasiva, clicca qui.
Infatti, benché i macchinari utilizzati siano gli stessi, il paziente tracheotomizzato si collega alla macchina di ventilazione mediante cannula cuffiata e un circuito di tubi. La cannula è dotata di un palloncino gonfiabile che dirige il flusso d’aria. La cannula e il circuito sono collegati da un particolare tubo chiamato catetere di Mount.
I catetere di Mount sono presidi di collegamento monouso, hanno la ha forma di tubo corrugato all’esterno, ma all’interno sono lisci. Vediamo cosa sono e come si utilizzano questi presidi per la ventilazione dei pazienti con tracheostomia.
Cannule tracheali e cateteri di Mount
Le cannule sono costituite da tre parti. La prima, solitamente, è una cannula di materiale plastico di diametro variabile. Essa è provvista di due “ali” con fessure laterali nelle quali si infila il sistema di ancoraggio al collo del paziente. In questa si inserisce la seconda parte di cui è costituito questo presidio: la controcannula. Questa è rimossa più frequentemente per eseguire la pulizia. La terza e ultima parte è costituita dal mandrino, una sorta di protezione posta all’interno della cannula che ne facilita l’ingresso e previene lesioni alla mucosa.
Esistono in commercio vari tipi cannula e sono utilizzati nelle diverse situazioni: standard, fenestrate e cuffiate. Esse sono reperibili in quattro principali misure: 4, 6, 8 o 10. Rispettivamente con un diametro interno di 5, 7, 8,5 o 9 mm e una lunghezza rispettivamente di 67, 78, 84 e 84 mm.
Il catetere di Mount permette al personale sanitario di spostare i sistemi di ossigenazione senza muovere il tubo endotracheale. Hanno lunghezza e diametro variabili a seconda dell’esigenza clinica. Sono estensibili, flessibili e snodabili, molto leggeri, ma resistenti allo schiacciamento, e solitamente trasparenti.
Questi presidi sono fondamentali per sostenere il circuito, per evitare che il suo peso possa staccare accidentalmente la cannula. Inoltre consentono di mantenere il circuito tubi in posizione corretta (più inclinata rispetto alla cannula), per poter far defluire facilmente la condensa all’interno del bicchiere raccogli-condensa. A tal fine è indispensabile l’utilizzo di un umidificatore riscaldato a temperatura variabile che avrà il compito di umidificare e riscaldare le vie aeree fluidificando le secrezioni.
Come si collegano i presidi per la ventilazione al macchinario?
Prima di iniziare l’utilizzo del ventilatore è importante effettuare un’accurata pulizia del cavo orale rimuovendo, se necessario, muco e saliva in eccesso. Collegare il ventilatore alla cannula è piuttosto intuitivo. È sufficiente accendere il ventilatore e la piastra di riscaldamento. Se prescritto il supplemento di ossigeno, collegare il tubicino all’erogatore regolando il flusso di ossigeno prescritto.
Se la cannula tracheostomica è provvista di controcannula fenestrata, essa va sostituita con la controcannula apposita priva di fenestratura. Il palloncino esterno della cannula tracheostomica durante la ventilazione deve essere sempre gonfiato adeguatamente. In alcuni casi è possibile scuffiare parzialmente il palloncino per permettere al paziente, se ancora in grado, di parlare. Questo determinerà una riduzione del flusso d’aria nei polmoni e causerà l’attivazione di alcuni allarmi impostati. Bisognerà quindi spegnere gli allarmi e ricorrere alle manovre che dovrebbero venire insegnate dal centro prescrittore. In generale, se durante la ventilazione si dovesse attivare un allarme, prima di silenziarlo, è necessario verificare che tipo di allarme sia e provvedere alla risoluzione del problema o richiedere l’intervento del personale medico.
Mediante una siringa senza ago, si dovrà gonfiare il palloncino inserendo i centimetri cubici d’aria prescritti. Eseguite queste manovre, si procederà al collegamento del ventilatore al catetere di Mount. Dopo aver controllato il corretto funzionamento del respiratore, si potrà collocare il circuito tubi in maniera appropriata utilizzando il braccio snodabile.
Se la ventilazione è effettuata in modo continuativo, in pazienti privi di autonomia respiratoria residua, è importantissima la presenza di un secondo ventilatore di scorta. Esso deve essere mantenuto sempre in perfetta efficienza attraverso un costante uso alternato al ventilatore principale. Il controllo dell’apparecchiatura e dei singoli componenti del circuito dovrà essere scrupoloso.
La ventilazione può avvenire anche manualmente, tramite AMBU
Tra i presidi per la ventilazione possiamo inserire anche L’AMBU. Un dispositivo a forma di pallone che permette di ventilare il paziente manualmente. L’utilizzo di questo presidio deve essere insegnato al caregiver dal personale sanitario durante la degenza. In caso di necessità, il paziente deve essere scollegato dal ventilatore e collegato all’AMBU.
Il catetere di Mount si applica all’AMBU mentre il mount dell’Ambu si collega alla cannula tracheostomica. Il caregiver poi, con una sola mano, potrà comprimere e rilasciare la camera d’aria dell’AMBU. In questo modo l’aria contenuta nell’AMBU va ad alimentare i polmoni del paziente. L’AMBU è dotato di 2 valvole di “non ritorno” che permettono un flusso unidirezionale. Una permette l’ingresso dell’aria all’interno del pallone, l’altra convoglia l’aria verso l’esterno, evitando il fenomeno di “rebreathing” (inalazione dell’aria espirata).
Quando il pallone viene rilasciato, la pressione negativa al suo interno chiude il flusso d’aria all’utente attraverso l’utilizzo di una valvola e apre quella distale che permette l’aspirazione al suo interno di aria ambiente o aria e O2. Le compressioni vanno effettuate con un ritmo di insufflazione di 3-4 secondi (15-20 atti respiratori al minuto), in modo da insufflare un determinato volume d’aria.