Le interfacce per la ventilazione non invasiva

Per “interfacce” si intendono i presidi che collegano il paziente al circuito di tubi del ventilatore meccanico, clicca qui, il cui scopo è aiutare, o sostituire del tutto, i muscoli respiratori, riducendo il consumo di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica.

Una persona affetta da SLA,  sviluppa presto insufficienza respiratoria e ha bisogno di un ventilatore meccanico. In commercio ci sono numerosi tipi di ventilatori e non esiste una regola scritta che guidi la prescrizione dell’uno o dell’altro. Ugualmente, esistono diverse tipologie di interfacce che vanno scelte in base ad alcune caratteristiche del paziente clicca qui. Innanzitutto si deve osservare la conformazione del viso del paziente, eventuali problemi di respirazione nasale e la presenza di scialorrea. 

Le principali interfacce respiratorie

È importante avere in dotazione due tipi  differenti di presidio affinché si possano variare i punti di appoggio alla cute evitando la comparsa del decubito, o addirittura permettendo alla cute di “riposare”. Vediamo insieme le interfacce in commercio.

Con la maschera nasale il paziente deve respirare solo dal naso. Questa interfeccia è la meglio accettata per la sua gestione semplice, inoltre permette di parlare e alimentarsi. Esistono maschere di varia misura e munite di cuscinetti atossici, in silicone o gel, per una migliore tenuta al viso. Le maschere nasali permettono al paziente una maggiore libertà di movimento. Il paziente riscontra meno problemi legati a rigurgito o vomito. Purtroppo però questo presidio è meno efficace rispetto alla maschera facciale o alla oronasale, infatti, le perdite di aria dalla bocca potrebbero non garantire una sufficiente ventilazione nelle fasi avanzate della malattia. 

In alternativa ci sono le maschere oronasali che permettono la respirazione sia dal naso che dalla bocca. È tra le interfacce più efficaci e sono più idonee nelle fasi avanzate della malattia. I pazienti le preferiscono meno perché non permettono di parlare o alimentarsi. Con queste maschere si riscontrano più problemi di claustrofobia. La loro gestione è più difficile e sono più difficile da adattare al paziente. Possono causare gravi problemi in caso di vomito, rigurgito, scialorrea. Sovrapponibili alle maschere oronasali ci sono quelle facciali che avvolgono anche gli occhi.

Le maschere oronasali o facciali, sono di varie misure e sono costituite da una parte fissa appoggiata a un cuscinetto siliconato o gonfiabile che aderisce al viso. Tali maschere sono sicuramente considerate le più efficaci. Tuttavia, non bisogna dimenticare che l’evoluzione della patologia SLA porta spesso alla paralisi degli arti superiori, il che impedisce al paziente di liberarsi autonomamente. Per tale motivo è forse opportuno consigliare l’utilizzo alternato di entrambi i tipi di maschera (nasale e oronasale), allertando il Caregiver sui possibili rischi.

In alternativa alle maschere è possibile utilizzare le olive (pillow) nasali sovrapponibili alle maschere nasali (ma caratterizzate da maggior efficacia). Queste sono ritenute comode, ma consigliate in un secondo tempo dopo che il paziente ha già utilizzato altri tipi di maschera. 

Infine, è possibile utilizzare il boccaglio o mouthpiece. Esso è idoneo per pazienti già abituati a ventilare e che necessitano dell’utilizzo della NIV per recuperare la fatica respiratoria. Questa interfaccia è la meno consigliata, poiché non è utilizzabile per tempi lunghi. Determina un eccessiva presenza di aria nello stomaco e non permette di alimentarsi provocando iponutrizione.

Procedura di collegamento interfaccia-ventilatore e la manutenzione

Il collegamento interfaccia-ventilatore è molto semplice. È sufficiente accendere il ventilatore e l’eventuale piastra di riscaldamento. Se è previsto un supplemento di ossigeno, si può collegare un tubicino al ventilatore e all’erogatore e aprire il rubinetto di quest’ultimo. Poi è sufficiente posizionare correttamente al viso l’interfaccia respiratoria scelta e collegarla al circuito. Durante la ventilazione si deve verificare la buona tenuta. Se necessario si può posizionare una mentoniera che riduce la fuoriuscita di aria (soprattutto quando si applicano le maschere).

Durante la ventilazione si possono attivare degli allarmi, visivi e/o sonori, che segnalano uno scorretto posizionamento delle interfacce e/o un cattivo funzionamento del ventilatore. La buona conoscenza degli allarmi permette un intervento mirato e specifico. Gli allarmi fondamentali sono quelli di batteria scarica, di bassa pressione e di alta pressione.

In presenza di allarme di batteria scarica, bisogna al più presto ricollegare il ventilatore alla rete elettrica (l’autonomia di ventilazione a batteria carica può  variare da un ora a qualche ora). La presenza di un allarme sonoro continuo di bassa pressione o pressione minima, può significare che si è scollegato uno o più componenti del circuito: bisogna controllare il corretto posizionamento dell’interfaccia sul viso. Invece, l‘allarme sonoro continuo di pressione massima segnala una pressione eccessiva nel sistema respiratorio. Occorre quindi controllare l’eventuale ostruzione lungo il circuito, o la presenza di secrezioni bronchiali. Se non si riesce a risolvere i problemi insorti, contattare l’assistenza medica e tecnica.

È sempre possibile consultare il libretto delle istruzioni per verificare la natura della spia ed eventualmente tentare di risolvere autonomamente il problema. Se il problema persiste è possibile contattare la ditta fornitrice tramite numero verde presente sul ventilatore. Gli allarmi però non segnalano necessariamente un problema al ventilatore o al circuito, ma possono riflettere alterazioni della compliance polmonare. Infatti, l’allarme di pressione massima potrebbe infatti essere causato anche dalla comparsa di un addensamento polmonare o dalla presenza di un pneumotorace. Non sempre quindi l’assistenza tecnica può risolvere il problema! 

Il ventilatore e i suoi componenti se sporchi possono costituire una fonte di infezione. Fra i tanti fattori chiamati in causa nella genesi delle polmoniti, la contaminazione dei circuiti ventilatori è stato uno degli argomenti più frequentemente incriminati. È importante che il circuito tubi e le interfacce siano sempre correttamente puliti.

 

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