Autenticità e costanza sono le caratteristiche per un volontariato di qualità e gestire al meglio la relazione con un malato di Sla. Ogni tipo di relazione tra due individui porta con sé tanti valori differenti tra relazione e relazione. Se dovessimo instaurare un rapporto di fiducia allora non possiamo prescindere dal creare una relazione di autenticità e costanza. Nella nostra vita instauriamo continuamente delle relazioni e creiamo dei rapporti con una durata più o meno lunga (che durano forse anche qualche frazione di secondo). Ci sono poi diversi tipi di rapporti, che noi in base alla nostra forma mentis tendiamo a catalogare ma ci dobbiamo rendere conto che sono tutti diversi l’uno dall’altro.
Nel volontariato dobbiamo essere consapevoli che anche solo con uno sguardo, un sorriso, stiamo creando un rapporto.
Assodato questo concetto non si può pensare di fare volontariato facendolo nel falso (mi faccio vedere in un modo, ma poi nella vita sono l’opposto). Non si può fare volontariato nella bugia (le dico queste cose perché le fanno piacere ma non le penso). Non si può pensare di instaurare un rapporto deviato (con lui sono così perché è malato). I rapporti tra malato e volontario devono essere sempre alimentati da autenticità e costanza. Rapporti che devono avere come fondamento sempre la stessa fiducia. La non attenzione da parte del volontario a questi due valori sono subito percepiti dal malato che si traduce immediatamente in perdita di fiducia.
Perché in una patologia come la Sla (malattia degenerativa che si protrae per diversi anni) il volontario è linfa vitale per il malato stesso e per la sua famiglia?
Perché il fatto di non essere coerenti ed autentici nei rapporti ci può portare a creare fin dall’inizio una situazione di inganno da cui non se ne viene fuori se non con il troncare il rapporto stesso. Saremo noi la causa dei loro guai. I malati hanno una sensibilità diversa dalla nostra e la non verità è subito percepita. Ne diviene che sarà subito compromessa la relazione con un malato di Sla. Il malato si accorge subito se quello che stiamo facendo, lo stiamo facendo perché davvero vogliamo farlo. Quindi se non si è in una situazione psico-fisica personale di equilibrio e si perseguono scopi diversi da quello del volontariato è meglio non instaurare nessun tipo di rapporto con nessun malato. Al contrario se ci poniamo autentici, limpidi, trasparenti e costanti nella nostra opera, e riusciamo a creare un rapporto onesto e vero saremo noi la leva delle loro gioie.